Comunque quella mattina non venne. E così fu per la mattina seguente.
Purtroppo il mio soggiorno a Los Angeles stava terminando e rimaneva
l'ultima possibilità della mattina seguente. Così fu e il giorno
dopo mi trovavo mezzo addormentato alle 7 del mattino seduto sulla leg extension quando improvvisamente
è entrato Arnold, non credevo
ai miei occhi, aveva un paio di calzoncini corti ed una t-shirt
mezze maniche molto blusante con una borsetta da ginnastica in mano.
Le persone presenti lo hanno salutato normalmente, nessuno si è
scomposto più di tanto al che anch'io ho dovuto frenare il mio
entusiasmo.
Avrei voluto chiamarlo, salutarlo, stringerli la mano,
parlargli. Invece niente anch'io come se niente fosse continuavo
ad allenarmi. Solo dopo ho capito con negli States le persone famose
non amano assolutamente frequentare luoghi dove ci sono persone poco
discrete o invadenti. Arnold inizia l'allenamento scambiando
qualche battuta con i conoscenti presenti, è un allenamento blando
e tranquillo quello che fa, piano piano mi avvicino scegliendo le
postazioni di allenamento sempre più vicine fino a quando non mi
trovo sulla panca vicino alla sua.
Ci ritroviamo seduti davanti ad
uno specchio che aspettiamo di fare la serie successiva. L'ho guardato, mi ha guardato e irresistibilmente sono
balzato in piedi e gli ho teso la mano, cercando di
spiaccicare qualcosa parlando un po’ in tedesco e un po’ in
inglese. Mi ha risposto molto gentilmente ricordandosi dei luoghi
dove io vivo che sono vicini all’Austria suo paese natio.
A
questo punto mancava la fotografia, è severamente vietato
fotografare e riprendere all’interno della palestra quindi ho
aspettato una buona mezz’ora nel cortile insieme ad un amico.
Guardavamo continuamente le scale per vedere quando sarebbe
sceso, ed ecco il momento, vediamo prima di tutto i suoi polpacci
inconfondibili fare i
gradini della scala a chiocciola, agitatissimi gli andiamo incontro
chiedendo una fotografia. Alla ns. domanda lui risponde
“sicuro!” ma non si ferma , continua a camminare fino al garage
della palestra al seminterrato.
Qui ci stava la sua fuori strada
grigia la quale era parcheggiata sul posto a lui riservato coperto
di una lastra di ottone con sopra il suo nome. Ancora non si ferma
sale in auto ingrana la retromarcia si
muove esce nel cortile e noi dietro di corsa con la macchina
fotografica in mano, ci guardavamo in faccia chiedendoci se avesse
capito quello che gli avevamo chiesto. Nel mezzo del cortile si
ferma e ci fa cenno di avvicinarci per scattare la foto.
Il grande incontro era immortalato! In seguito ci siamo
chiesti del perché del suo comportamento, sicuramente un’altra
sua burla.